Salve, wattors!
Questo articolo riprenderà un tema già dibattuto in passato su questo stesso blog: le CE preferiscono le big views ai contenuti e alla qualità.
Certo, fa arrabbiare. Ne sono consapevole. Io stessa non riuscivo a concepire come grandi marchi editoriali potessero ridursi a ciò; ma la cosa che fa ancora più discutere è che, ormai, anche le piccole e medie CE puntano sui grandi numeri Wattpad e Amazon.
Così, ecco qui: vi parlo della mia esperienza in CE e di cosa ho capito -non che ci voglia la laurea per arrivarci, però faccio chiarezza-.
La casa editrice in cui lavoro è una media. Non ha grandi titoli, ma non è nemmeno sconosciuta. La trovi piazzata sugli scaffali della Feltrinelli o della Mondadori; discreti personaggi famosi hanno deciso di affidarsi al suo marchio; sul Corriere della Sera -ogni anno, quando stilano i migliori romanzi dell'anno solare corrente- compare sempre almeno un titolo di questa CE.
Io lavoro nell'ufficio stampa, quella scocciante posizione che deve fare un po' da stalker e deve essere anche un po' stalkerizzata. Sì, perché da un lato bisogna tartassare di messaggi bloggers e giornalisti, compresi quelli delle tv, e da un lato devi avere sempre il cellulare acceso, perché se un autore che stai curando proprio tu desidera qualcosa in particolare, devi darglielo.
Ma è questo è ciò che fanno le CE serie: coccolano l'autore. E noi li coccoliamo, eccome se lo facciamo! Non abbiamo altro pensiero se non loro.
Il problema, però, è che oggi le persone leggono poco.
Frase tipica, cliché dei cliché: "Tutti hanno un libro nel cassetto, ma nessuno sul comodino".
Ma forse non è neanche vero, perché probabilmente le persone leggono, ma illegalmente: i libri costano, quindi i furbi che si accaparrano i pdf sono tanti; alcuni, invece, aspettano le promo amazon; altri, semplicemente, se li fanno prestare o vanno a ritirarli in biblioteca.
Sta di fatto che l'editoria ha in corso una grave crisi finanziaria. Per di più, oggi, le CE sono proprio tante. A partire da quelle mezze tipografie a pagamento che ti promettono di diventare best seller internazionale, ai marchi che si impegnano davvero a puntare sull'autore, alle ormai grandissime CE che non hanno bisogno di molto: il nome del fondatore basta e avanza come biglietto da visita.
In questo mare di offerta di mercato, il consumatore si perde. Quanti libri esistono e non vengono acquistati? E, di solito, se giri sui gruppi facebook dedicati ai romanzi ti consigliano sempre i soliti. Un giro e rigiro degli stessi titoli che fanno piombare nel dimenticatoio gli emergenti che -ahimè- per un motivo o per un altro non hanno alcun circolo di fans.
I romanzi che non vengono venduti nelle librerie tornano alla CE, che di solito deve anche restituire i soldi al libraio che ha deciso di acquistare quelle copie per rivenderle; qualcun altro le mette su Amazon o sugli store online con sconto e, comunque, per l'editore non c'è guadagno vero e proprio.
Ed ecco che compare Wattpad.
Sì, perché wattpad ti dà modo di farti conoscere, di farti un circolo di lettori fedeli che acquisterebbero di sicuro il tuo romanzo e lo consiglierebbero, lo regalerebbero.
Ora, quando il mio responsabile ha saputo che ero su wattpad, mi ha detto: "Vuoi fare da talent scout? Ovviamente, punta su chi ha una larga fanabase" e per questa media CE "larga fanbase" significa poter vendere circa 150 copie in un mese. Che detta così sembra una stupidaggine, ma coi tempi che corrono vendere 150 romanzi cartacei è roba di grosso conto.
Per questa piccola CE "grandi numeri wattpad" significa intorno alle 50K visual.
Ora, immaginate una grande CE che produce molte più copie, ha molte più sedi, molti più dipendenti e molti più scrittori da pagare e a cui dar da mangiare, è ovvio che punti su numeri stratosferici quali 1Milione, 2Milioni, 3Milioni, perché significherebbe assicurare a una BIG circa 1000 copie vendute al mese.
E se tutto si risolve in termini economici, la verità è che -forse- dietro queste decisioni puramente di marketing c'è un disperazione di fondo. Essere editore non è facile, perché è uno di quei lavori per cui oggi ci sei e domani chissà; oggi hai dei picchi di vendita assurdi e domani devi licenziare qualcuno, che probabilmente finisce per non poter mangiare.
Una CE seria investe nei suoi autori, in toto. Quindi o hai un romanzo dalla potenzialità pari a quelle di Kings o, nel tuo piccolo, sei stato bravo a farti conoscere e quindi apprezzare dal piccolo pubblico.
Cosa potremmo fare noi, per risolvere? Bella domanda.
La risposta ce l'avrei, ma capisco che è davvero poco originale: leggere. Leggere libri di qualità sulle piattaforme digitali, cosicché siano quelle ad avere grandi numeri e a poter finire sugli scaffali; oppure, cominciare a comprare i libri, smettere di sentirsi scrittori che pretendono di essere pubblicati e riservare attenzione a chi ce l'ha già fatta.
Bisognerebbe boicottare i pdf o gli ebook passati sottobanco, scaricati dal deepweb o dal caro vecchio e-mule.
Il problema, però, è sempre in termini economici: i libri costano. Ma forse i prezzi aumentano perché la domanda è scarsa e bisogna, in qualche modo, raggiungere gli incassi dovuti.
Così la conclusione è semplice: quando vedremo la prossima Cristina Chiperi dalle dubbie potenzialità artistiche diventare una scrittrice coi fiocchi, non aggrediamo l'editore, il marchio o chicchessia.
Chiediamoci, piuttosto, se in questo frenetico caos noi abbiamo dato il nostro contributo per cambiare le cose.
E le cose non le cambia l'autore con la penna d'oro, ma i lettori.
Diventiamo lettori, siamo meno scrittori.
Questo articolo riprenderà un tema già dibattuto in passato su questo stesso blog: le CE preferiscono le big views ai contenuti e alla qualità.
Certo, fa arrabbiare. Ne sono consapevole. Io stessa non riuscivo a concepire come grandi marchi editoriali potessero ridursi a ciò; ma la cosa che fa ancora più discutere è che, ormai, anche le piccole e medie CE puntano sui grandi numeri Wattpad e Amazon.
Così, ecco qui: vi parlo della mia esperienza in CE e di cosa ho capito -non che ci voglia la laurea per arrivarci, però faccio chiarezza-.
La casa editrice in cui lavoro è una media. Non ha grandi titoli, ma non è nemmeno sconosciuta. La trovi piazzata sugli scaffali della Feltrinelli o della Mondadori; discreti personaggi famosi hanno deciso di affidarsi al suo marchio; sul Corriere della Sera -ogni anno, quando stilano i migliori romanzi dell'anno solare corrente- compare sempre almeno un titolo di questa CE.
Io lavoro nell'ufficio stampa, quella scocciante posizione che deve fare un po' da stalker e deve essere anche un po' stalkerizzata. Sì, perché da un lato bisogna tartassare di messaggi bloggers e giornalisti, compresi quelli delle tv, e da un lato devi avere sempre il cellulare acceso, perché se un autore che stai curando proprio tu desidera qualcosa in particolare, devi darglielo.
Ma è questo è ciò che fanno le CE serie: coccolano l'autore. E noi li coccoliamo, eccome se lo facciamo! Non abbiamo altro pensiero se non loro.
Il problema, però, è che oggi le persone leggono poco.
Frase tipica, cliché dei cliché: "Tutti hanno un libro nel cassetto, ma nessuno sul comodino".
Ma forse non è neanche vero, perché probabilmente le persone leggono, ma illegalmente: i libri costano, quindi i furbi che si accaparrano i pdf sono tanti; alcuni, invece, aspettano le promo amazon; altri, semplicemente, se li fanno prestare o vanno a ritirarli in biblioteca.
Sta di fatto che l'editoria ha in corso una grave crisi finanziaria. Per di più, oggi, le CE sono proprio tante. A partire da quelle mezze tipografie a pagamento che ti promettono di diventare best seller internazionale, ai marchi che si impegnano davvero a puntare sull'autore, alle ormai grandissime CE che non hanno bisogno di molto: il nome del fondatore basta e avanza come biglietto da visita.
In questo mare di offerta di mercato, il consumatore si perde. Quanti libri esistono e non vengono acquistati? E, di solito, se giri sui gruppi facebook dedicati ai romanzi ti consigliano sempre i soliti. Un giro e rigiro degli stessi titoli che fanno piombare nel dimenticatoio gli emergenti che -ahimè- per un motivo o per un altro non hanno alcun circolo di fans.
I romanzi che non vengono venduti nelle librerie tornano alla CE, che di solito deve anche restituire i soldi al libraio che ha deciso di acquistare quelle copie per rivenderle; qualcun altro le mette su Amazon o sugli store online con sconto e, comunque, per l'editore non c'è guadagno vero e proprio.
Ed ecco che compare Wattpad.
Sì, perché wattpad ti dà modo di farti conoscere, di farti un circolo di lettori fedeli che acquisterebbero di sicuro il tuo romanzo e lo consiglierebbero, lo regalerebbero.
Ora, quando il mio responsabile ha saputo che ero su wattpad, mi ha detto: "Vuoi fare da talent scout? Ovviamente, punta su chi ha una larga fanabase" e per questa media CE "larga fanbase" significa poter vendere circa 150 copie in un mese. Che detta così sembra una stupidaggine, ma coi tempi che corrono vendere 150 romanzi cartacei è roba di grosso conto.
Per questa piccola CE "grandi numeri wattpad" significa intorno alle 50K visual.
Ora, immaginate una grande CE che produce molte più copie, ha molte più sedi, molti più dipendenti e molti più scrittori da pagare e a cui dar da mangiare, è ovvio che punti su numeri stratosferici quali 1Milione, 2Milioni, 3Milioni, perché significherebbe assicurare a una BIG circa 1000 copie vendute al mese.
E se tutto si risolve in termini economici, la verità è che -forse- dietro queste decisioni puramente di marketing c'è un disperazione di fondo. Essere editore non è facile, perché è uno di quei lavori per cui oggi ci sei e domani chissà; oggi hai dei picchi di vendita assurdi e domani devi licenziare qualcuno, che probabilmente finisce per non poter mangiare.
Una CE seria investe nei suoi autori, in toto. Quindi o hai un romanzo dalla potenzialità pari a quelle di Kings o, nel tuo piccolo, sei stato bravo a farti conoscere e quindi apprezzare dal piccolo pubblico.
Cosa potremmo fare noi, per risolvere? Bella domanda.
La risposta ce l'avrei, ma capisco che è davvero poco originale: leggere. Leggere libri di qualità sulle piattaforme digitali, cosicché siano quelle ad avere grandi numeri e a poter finire sugli scaffali; oppure, cominciare a comprare i libri, smettere di sentirsi scrittori che pretendono di essere pubblicati e riservare attenzione a chi ce l'ha già fatta.
Bisognerebbe boicottare i pdf o gli ebook passati sottobanco, scaricati dal deepweb o dal caro vecchio e-mule.
Il problema, però, è sempre in termini economici: i libri costano. Ma forse i prezzi aumentano perché la domanda è scarsa e bisogna, in qualche modo, raggiungere gli incassi dovuti.
Così la conclusione è semplice: quando vedremo la prossima Cristina Chiperi dalle dubbie potenzialità artistiche diventare una scrittrice coi fiocchi, non aggrediamo l'editore, il marchio o chicchessia.
Chiediamoci, piuttosto, se in questo frenetico caos noi abbiamo dato il nostro contributo per cambiare le cose.
E le cose non le cambia l'autore con la penna d'oro, ma i lettori.
Diventiamo lettori, siamo meno scrittori.
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